Ciò Che Si Perde, Ciò Che Si Trova

Con M si parla di consapevolezza.

Il guru indiano diceva che la ‘consapevolezza del proprio corpo’, il ‘development of awareness’, e’ l’origine della consapevolezza e la calma della mente. Il punto di equilibrio lo cerchi nel corpo, diceva, perchè oggi è la mente lo strumento di lavoro più usato, non più il corpo. E’ il corpo che devi imparare a conoscere meglio nel mondo moderno, con calma, col respiro. Col corpo non dobbiamo più andare a caccia per procurarci il cibo, dobbiamo invece usare sempre la mente e spesso solo quella per far fronte alle nostre necessità. E’ la mente la parte più usurata e sotto stress. Un mese nella giungla indiana a fare uno yoga lentissimo per capire cosa intendesse Sharat per sviluppo della consapevolezza del corpo, per risvegliarlo e metterlo in contatto in una mente quieta da pensieri ed ansie. Ascoltare il corpo rilassa la mente. Un mese meraviglioso.

Con M si parla di consapevolezza nell’uso della tecnologia.

Tecnologia che occupa spazi che prima erano dedicati ad altro. In tv ieri guardavo Troisi in ‘Ricomincio da Tre’ ed i personaggi del film utilizzavano solo la cabina telefonica per comunicazioni a distanza. La cabina telefonica! Erano 30 anni fa lo so, ma io vivevo appieno quegli anni. Oggi le persone sono cambiate, a causa dell’invasione di spazi di vita giornaliera che prima erano altro.  E non ci vengano a raccontare che la scelta esiste. Esiste, ma è difficilmente praticabile. Ci hanno condizionato. Abbiamo scelto di essere condizionati. Negli anni ‘80 ridevo degli americani con i quali parlavo. Sembravano capaci di conversare solo parlando di ciò che era passato il giorno prima in tv, o sull’ultimo show di moda su questo o quel canale cablato. Tutta la loro esperienza di vita vissuta era filtrata dalla tv. Si relazionavano e conversavano in base a ciò che passava in tv. La loro identità era mediata dalla tv. Trenta anni fa. Adesso rido di me e di noi, che gli assomigliamo molto. Con qualche rara eccezione nelle conversazioni con qualcuno che mi tengo ben stretto. L’Arte, la Musica, la Letteratura, il Cinema in formato analogico saranno la nostra unica salvezza. Voglio vedere chi si mette a fare CSI New York o l’Isola del Famosi in formato VHS. La merda non può essere retroattiva.

Con M oggi si parla di consapevolezza dei sentimenti.

Della mia consapevolezza di quanta stabilità e serenità abbia portato nella mia vita l’ingresso di A con le sue due bimbe. Dell’aver finito il lungo lavoro della stagione con molta stanchezza addosso, ma anche con serenità. Serenità portata nella mia vita da questi tre gioielli di donne. A. e le sue pupe. Che gioia!

Tutto molto bello. Discorsi molto belli. Tudo joia, tudo beleza, come diceva un mio amico brasiliano. ‘Ma smettiamola di farci i pompini a vicenda’, come diceva invece un personaggio di Pulp Fiction. Nell’orgia di ‘consapevolezze’ odierna infatti, M ha trovato il modo di toccare uno dei miei punti nevralgici, un punto dove la consapevolezza non c’è, quando invece ci dovrebbe essere. In un altro post questo punto nevralgico lo ho chiamato il Sommergibile da Uno. Ed oggi uno di questi M lo ha centrato in pieno. Bummmmmmm! Ci vado apposta no?

Me la sono cercata, va detto. Ho chiesto ad M come mai tanta bella consapevolezza mi rende però sempre succube di situazioni che so essere nocive per il mio corpo e per la mia mente. Il cibo e la tv, sopra tutto. Non sono capace di usarli in modo intelligente. Ne abuso, non li uso in modo strategico ed intelligente. Io uomo, voi oggetti. Dovrei essere io ad averne il controllo. Ma cosi’ non è. Anzi, sembra proprio il contrario.

L’analisi di M è stata impietosa, precisa, cristallina, impeccabile.

‘Io credo che Lei non si voglia abbastanza bene’ mi ha risposto M come se niente fosse, quando le ho chiesto cosa potessi fare. ‘Lei non si lascia andare, lei vuole sempre essere legato ed ancorato, al sicuro, lei non molla la sua ancora, la vuole. E si’ che ne ha fatti di passi in avanti da quando abbiamo iniziato, la sua ancora la ha allentata e non di poco. Ma non la molla. L’immagine che ho di Lei è di una persona che potenzialmente può fare dei voli lunghissimi e meravigliosi, una capacità che davvero pochi hanno, per natura e sensibilità. Lei però si vuole ancorare a terra, per essere in grado di ritornare indietro, per trovare la via ritorno. Come entrare nel labirinto col Filo di Arianna. Dà sicurezza entrare nel labirinto col Filo di Arianna. Si perde qualcosa però facendo cosi’. E’quel qualcosa è ciò che a Lei manca, e Lei lo sa. Badi bene : la sua scelta è razionale e perfettamente comprensibile, da elogiare direi. Però Lei sa che in questo modo perde qualcosa di essenziale. E l’insoddisfazione che ne deriva la estrinseca cosi’, con l’abuso di elementi esterni rasserenatori. Non si vuole abbastanza bene. Lei sente di tradire un pò la sua natura.

Sotto attacco. In due mosse e due parole difesa scardinata. Morti gli Alfieri, le Torri se la sono data a gambe. Re sotto assedio.

Elaboro.

‘Si’ , è vero’ , rispondo,‘ non mi voglio abbastanza bene , altrimenti non farei cose che so essere nocive per me. Farei solo cose che fanno bene al mio corpo ed alla mia testa, e non sempre le faccio, anzi. Ha ragione. Ma devo anche dire che oggi alla soglia dei 50 anni non posso fare le esperienze che facevo quando avevo 20 anni. In giro per l’Europa di allora, negli Stati Uniti, Brasile, India … Oggi sento la necessità di condividere le esperienze di viaggio anche con un’altra persona. Da solo mi sono rotto, non c’è gioia se si è sempre da soli. Mi sono rotto le scatole di volarevolarevolare sempre da solo. Viaggio da solo da quando avevo 15 anni. Scappai di casa a 20 anni per andare a vivere a Barcellona. Partimmo in due in Panda, ed andammo in Catalogna a cercare lavoro. Quante volte da allora ho desiderato condividere le gioie dei miei viaggi con qualcuno. Li ho fatti lo stesso, anche da solo, certo. Spesso però scappavo. Viaggiavo e scappavo da mille cose delle mia vita. Oggi voglio vivere più serenamente. Il treno dei lunghi viaggi solitari e delle scelte bizzose è passato. Ho scelto di essere in una relazione con una donna che ha due bimbe piccole, e le adoro tutte e tre! Sono felice di farlo e di averle incontrate. Mi danno stabilità. Vorrei anche comprarmi un tetto da mettermi sulla testa. E per farlo devo lavorare. Ho la fortuna di farlo in ciò che so fare meglio: comunicare. Alcune sono scelte molto in contrasto con la mia natura, lei ha ragione. Sono ancorato a terra quando la mia natura è quella del viaggiatore che vola lontano. La sto tradendo? Forse è vero. Forse mi tradisco, e ne soffro. Ma ho vissuto molte insicurezze da giovane nella mia famiglia di origine ed ho deciso di non ritrovarmi a vivere le stesse da adulto. Incertezze di tipo economico e di stabilità emozionale. Per questo lavoro e faccio quanto posso per il mio progetto di vita. Per me, per A e per le sue pupe. Ma sopratutto per me. Questa è la seconda parte della mia vita. Dai 50 in poi. Viaggerò ancora certo. Col lungo filo e con l’ancora attaccata. Ma mi sta bene cosi’. 

M ascolta. E mi sbaraglia. Cristalli in frantumi. Unghie sulla lavagna.    

‘Ottimo’, risponde M. ‘Ottimo. Siamo condizionati da molti fattori, interni ed esterni,  connessi alle nostre scelte. E’ vero, e’ bene che se renda conto. E’ bene che lo sappia. Ottimo. E’ importante prendere consapevolezza che dentro abbiamo delle spinte che ci portano lontano, secondo la nostra natura. Ma allo stesso tempo dobbiamo essere consapevoli del pericolo che c’è in questo. E se Lei persegue la strada che ha intrapreso oggi allora vuol dire che Lei ha scelto, e vuol dire che c’è stata libertà di scelta. E’ stato libero di farlo. Questa, e solo questa, è libertà. Lei è libero di fare o non fare. Ma è libero di scegliere.

Questo discorso di M mi fa sentire come se sbattessi contro una massiccia porta a vetri. Che c’era, che avevo messo io, ma che non consideravo tale. Come il famoso ed intangibile ‘Sommergibile da Uno’ che sembra invisibile ed introvabile, ma che M con fare quasi ribaldo fa saltare fuori, con un guizzo. Adesso passa un pò di spray sulla massiccia porta a vetri, me la fa vedere. E mi dice : Guarda che ce l’hai messa tu in mezzo alla tua vita, non qualcun altro. Te ne rendi conto? E’ stata una scelta tua.

Lei mi informa. Mi dice che ho scelto tutto io, annessi e connessi. Condizionato da fattori esterni, interni, bisogni, necessità, desideri, certo, ma la scelta è stata solo e solo mia. Mi invita a riflettere , a prendere coscienza di ciò. Ignorando le spinte che vorrebbero portarmi eternamente lontano oltre la massiccia porta vetri, ad un certo punto però ho scelto altro, di puntellarmi, in assoluta libertà. E mi invita a trarne le debite conclusioni. Quali? Beh sta a me e solo a me decidere se continuare a ritenermi insoddisfatto per qualcosa che io stesso ho voluto, che voglio, e che perseguo. Se so di volerlo, allora perchè farsi male? Non mi viene imposto da nessuno. Si tratta di essere consapevoli. Nessuno mi obbliga. Si tratta di scelte. Di scelte libere. Ma è necessario avere consapevolezza di tutto ciò.

Sembra banale, ma per me oggi non lo è stato. Per niente. Ho preso coscienza della mia libertà di aver coscientemente posto un limite alla mia libertà. Ufffff.

Ricordo che Hemingway invece non ne voleva sapere di rinunciare alle pericolose spinte che lo portavano lontano. Non voleva massicce porte a vetri di mezzo. Diceva che nei cambiamenti radicali il rischio aumenta con l’età : risk increases with age. E infatti continuava alla grande ‘Papa Hemingway’. E quando non poteva più quello che voleva e sapeva fare, quando non poteva più vivere quella vita che era la principale fonte di ispirazione dei suoi capolavori, decise di metterci fine. I suoi libri sono stati ispirazione e gioia dei miei anni passati in scorribande per Francia, Spagna e Portogallo. Ci si fermava in fila alla dogana delle frontiere, ti timbravano il passaporto, si cambiavano le lire in franchi, pesetas ed escudos. Si telefonava a casa da strane cabine telefoniche con mille strane fessure, grande fatica per prendere la linea, e d’estate c’era sempre la fila. Poi mille spiccioletti diversi in giro per le tasche e non si capiva più quali usare. Tornavo a casa e li mettevo nel portacenere, dove rovistavo dopo qualche mese prima di un altro viaggio, cercando di capire cosa era di dove. In giro per l’Europa e sembrava di stare in giro per continenti esotici. Cambiavano le lingue i paesaggi le persone l’architettura dei palazzi il cielo. Perfino l’altezza delle nuvole era sempre diversa. D’autunno nel Sud della Francia sulla strada provinciale per Montpellier erano sempre bassissime.

Sono passati trent’anni anni da allora ed è cambiata l’Europa, come sono cambiato io. Diversamente dall’Europa di oggi, io voglio credere di essere cambiato in meglio.

Allora mi sentivo alto, biondo, atletico e con gli occhi azzurri. Mi sentivo.

Oggi mi basterebbero 5 chili in meno, ad essere ottimisti.

Ed il ritorno al VHS.